Lo Spirito presenta i cellulini di Messina a Padre Ambrogio

don ambrogioMessina, 18 Aprile 2015

Lo ha fatto da par suo: ha scelto lo scenario dello Stretto scintillante di sole, l’aria tiepida e profumata di erbe e fiori, il silenzio incantato e incantatore di una ridente collina; poi ha lavorato i cuori, dolcemente e profondamente, con la sua unica ed eterna arma invincibile- l’Amore traboccante- ; ha donato l’attesa perché, vivendola, comprendessimo che in realtà era Lui l’ospite, l’invitato, e che stava contemporaneamente con lo stesso amore lavorando il cuore di Padre Ambrogio, mentre faticosamente copriva gli ultimi chilometri che lo portavano da Floridia a noi; non ha tralasciato di apporre il suo marchio -l’unità- attraverso la presenza di Padre Tonino, che ci ha dedicato tutto il suo tempo incastrando i minuti con i suoi impegni in parrocchia.

Si è presentato infine apertamente, compiutamente nelle nostre preghiere di lode, nelle nostre lacrime di dolcezza, nei nostri scambi a cuore aperto.
Ha fatto irruzione, poi, nell’assemblea trascinandosi dietro Padre Ambrogio.
E Padre Ambrogio ha parlato: dalla pienezza del cuore.
E Gesù veniva disegnato davanti ai nostri occhi dalle sue parole: Gesù che sceglie per elezione d’amore i suoi apostoli ( forse anche i suoi cellulini? ), Gesù che ci vuole corresponsabili per il Regno, che ci arma come truppe d’assalto alitando su di noi per trafiggerci il cuore.
Eh si, quelle parole erano cariche di fuoco e pacatezza, fervore e semplicità, passione e fedeltà,; suadenti all’orecchio, si concedevano a sprazzi ad uno degli amabili insoliti accenti in cui può frantumarsi la comune cadenza siciliana ( o forse era proprio aramaico? ); e raccontavano aneddoti come parabole: la pietra lungamente bagnata dal fluire ininterrotto del fiume è al suo interno secca; così è del nostro essere se non cede alla avvolgente ininterrotta pressione della Parola di Dio; l’anfora finirà per riempirsi d’acqua se ognuno si tira indietro affidando ad altri il compito di versare la sua parte di vino. Quelle parole parlavano di Croce, ma della gloria della Croce. della vittoria della Croce, della Croce come sale, che appena è in bocca è intollerabile per il disgusto che provoca, ma quando si è poi sciolta, in bocca lascia solo il dolce.
E’ seguita la S.Messa, e lì Padre Ambrogio era certamente “in persona Christi”, quando ci ha introdotti nella fecondità della Pasqua che dona Vita attraverso i Sacramenti, primo fra tutti il Battesimo, che ci fa fratelli con vincoli ben più forti di quelli di sangue.
All’Adorazione Eucaristica abbiamo visto Gesù tra le mani di Padre Ambrogio scendere dall’altare per noi, mescolarsi a noi, avvicinarsi ai nostri dolori per condividerli, alle nostre attese per esaudirle, alle nostre domande per accoglierle.
E le grazie non erano finite: l’infaticabile Padre Ambrogio, nonostante le stelle ancora invisibili si preparassero a montare di guardia, ha raccolto attorno a sé come attorno al focolare, con la Bibbia aperta fra le mani, tutti i leaders e coleaders per sostenerli, incoraggiarli e… redarguirli usando ancora l’aramaico: cu nesci, rinesci! Mi dispiace, cari fratelli di S.Eustorgio, ma l’analogo ”chi s’impegna ce la fa” non rende neanche lontanamente la forza dell’incitamento con la stessa gioiosa sferzante inquietudine!
Spirito Santo, hai presentato noi a lui e lui a noi: piacere! E’ stato bello: mandacelo ancora, perché infallibile come sei, hai scelto proprio ciò che ci occorreva: uno docile fra le Tue mani, uno che arde al Tuo tocco, uno che si dona per intero.

art messina

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