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Testimonianze

Intervista a Don Pigi Perini, parroco della Basilica di Sant’Eustorgio (Milano)

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Qual è stata l’esperienza che ti ha fatto avvertire l’urgenza di dare una impronta missionaria alla tua parrocchia?
L’incontro con la comunità parrocchiale di S.Boniface in Florida, nel novembre del 1986, segnò l’inizio di una vera conversione pastorale nella mia vita sacerdotale e suscita tuttora dentro di me una profonda commozione. Fu proprio in quella parrocchia cattolica, guidata da padre Michael Eivers, che sperimentai per la prima volta la reale possibilità di una comunità per tutti, vivendo l’esperienza entusiasmante della Chiesa primitiva come descritta negli Atti degli Apostoli: “Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (cf. At 1,48).Un forte desiderio di vita nuova e trasformata è nato allora nel mio cuore. Pensavo: “Per quanti anni della mia attività pastorale mi sono accontentato di coloro che affollavano la mia Chiesa, godendo se il loro numero cresceva, senza troppo preoccuparmi di coloro che erano al di fuori, lontani o indifferenti! E gli altri? Quelli che non venivano mai, quelli che non si erano mai visti, quelli che consideravo ormai persi, irraggiungibili, lontani?”. E’ dunque dentro a questa forte esperienza e a tutto ciò che è accaduto in seguito che posso affermare con assoluta certezza che “E’ possibile nel nostro tempo la comunità per tutti ”.

Quanto incide la corresponsabilità dei laici nel varo e nella riuscita di questo processo di rinnovamento della parrocchia?
Il metodo di evangelizzazione delle cellule parrocchiali vede un coinvolgimento totale del fedele laico, che, in virtù dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana e dei doni dello Spirito Santo “ha la vocazione e la missione di essere annunciatore del Vangelo” (CfL 33). Colui che viene evangelizzato, poi, viene a sua volta invitato a divenire un evangelizzatore, secondo un meccanismo a catena che porta alla crescita della Comunità. E, proprio nella Comunità, il fedele laico è invitato ad assumere un ministero, a svolgere un servizio, che gli consenta di vivere in pienezza l’appartenenza alla sua comunità parrocchiale.

Cosa ritieni di poter suggerire a un neo parroco o a un confratello un po’ scoraggiato affinché la sua parrocchia riacquisti slancio missionario?
Il primo compito di un pastore d’anime, perché una parrocchia diventi evangelizzatrice, è quello di educare la comunità al senso di missionarietà. Occorre poi che il popolo di Dio sia educato alla preghiera, a una preghiera consapevole, amorosa, ardente, non formalistica ma prolungata, fondata sulla Parola di Dio, sulla liturgia e sull’ Adorazione. Quest’ultima è essenziale, perché educa all’ascolto e all’obbedienza. Nella parrocchia è bene che ci sia una cappella riservata a tale scopo, con la costante presenza dell’Eucaristia. Posso testimoniare che, dove esiste una cappella destinata all’adorazione, le cellule funzionano. Inoltre, una comunità che evangelizza deve essere educata al servizio. Gesù si fa servo obbediente, fino alla morte in croce, della volontà del Padre, sapendo che in questo modo può condurre a salvezza tutti coloro che si fanno obbedienti a Dio. Nella sua evangelizzazione, Gesù si è fatto prossimo all’uomo della Palestina, ha condiviso la vita dei pescatori del lago, ha lavorato come falegname, è interessato ai vari momenti della vita dei suoi contemporanei. Tutti siamo chiamati dal Signore a “cercare la piaga e lenirla!”. Andiamo a vedere quali ferite interiori, quali problemi, quali ansie rendono difficile la vita del fratello e prendiamocene cura! Sì, dona il tuo tempo, il tuo sonno, il tuo denaro, la tua tranquillità. Sii “prossimo”, servi gratuitamente e con grande delicatezza. Allora il fratello ascolterà la tua testimonianza e ti crederà. Il pastore deve condurre il popolo a lui affidato alla comunicazione della fede come esperienza e come dono. L’evangelizzazione è la testimonianza di ciò che si è visto, di ciò che si è capito, della gioia ricevuta dall’annuncio del Vangelo. Evangelizzare non significa convincere, cioè condurre ad una comprensione intellettuale, ma coinvolgere nella gioiosa esperienza della salvezza. Da ultimo, desidero condividere la mia grande gioia perché il 29 maggio 2009, la Chiesa Universale ha approvato la nostra esperienza donandoci il Riconoscimento Pontificio. Stiamo vivendo, come vere ed attuali, le parole che Mons. Clemens, Segretario Generale del Pontificio Consiglio per i Laici, ci ha rivolto il 29 maggio 2009: “l’idea che ispira tutto il Sistema di Cellule parrocchiali di Evangelizzazione è quella di offrire, con l’aiuto della grazia divina, occasioni di conversione personale e comunitaria, nella consapevolezza che evangelizzare è la vocazione propria della Chiesa”.

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